Come si materializza l’Intento in Joytouch.
Secondo i due grandi scienziati: Roger Penrose -fisico teorico inglese e Stuart Hameroff -neurobiologo statunitense, il collasso di stati coerenti è un atto elementare di coscienza.
Il meccanismo della coscienza ha luogo materialmente nei microtubuli, i principali componenti dei neuroni, costituiti a loro volta da tubuline, proteine che agiscono come un Qbit, in grado di assumere due stati: prima elevando coerentemente l’energia e poi cedendola in quello che Penrose e Hameroff chiamano Riduzione Obiettiva Orchestrata, detto anche Collasso dell’Onda Funzione.
Questo collasso oltre all’emissione di biofotoni, che informano l’acqua contenuta nei microtubuli, innesca anche i normali processi elettrici, chimici e meccanici tramite i quali neuroni e sinapsi comunicano tra di loro. Gli effetti del collasso si diffondono così ovunque nell’organismo.
L’Intento, una delle qualità dell’Attitudine Interiore dell’Operatore Joytouch, è l’atto elementare di coscienza necessario affinché la trasformazione auspicata abbia luogo.
Quando l’Operatore focalizza l’Intento espresso dal Ricevente su “dove egli desidera avere maggior benessere” attiva il meccanismo neurofisiologico descritto, che materializzerà il processo trasformativo desiderato.
E, siccome i biofotoni emessi nei microtubuli sono coerenti con l’Intento e possiedono la velocità della luce, la trasformazione sarà pressoché istantanea.
Come si stabilizza la trasformazione avvenuta.
Dopo il trattamento di Joytouch l’Operatore raccomanda al Ricevente, diventato consapevole delle nuove sensazioni percepite, di credere a queste totalmente e fermamente.
Attenendosi a questo “credere” il Ricevente formulerà così un continuum di atti elementari di coscienza che manterranno stabili i benefici ottenuti.
Mentre nutrire dubbi, quantomeno sporadici o saltuari, potrebbe rallentare o diminuire l’effetto benefico, il credere ripristina, amplifica e velocizza il raggiungimento del benessere auspicato.
Continuare a credere ne stabilizza definitivamente gli effetti.
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La sperimentazione sull’Intenzione che modifica la Materia …
(per chi avesse bisogno di ulteriori prove scientifiche per “stabilizzare la nuova credenza”
Dr William Tiller, della Stanford University:
“Tutto ciò’ a cui una persona pensa con un intento specifico, ha un vasto potere sul regno fisico, spesso in modi che non vengono notati”. Il potere del pensiero intenzionale e dell’azione deliberata è molto più’ grande di ciò’ che la più parte della gente crede. Uno scienziato della Stanford University afferma di aver accidentalmente trovato un modo per imbottigliare e immagazzinare questo intento per un uso futuro, anche quando le persone, che hanno vissuto l’esperienza originaria, non sono fisicamente presenti.
Questo concetto un po’ metafisico è stato portato alla luce dal Dr. William Tiller, un ex accademico le cui riflessioni meditative lo hanno portato ad una insolita scoperta: tutto ciò’ a cui una persona pensa, pianifica o per cui si impegna, con un un intento specifico, ha un vasto potere sul regno fisico, spesso in modi che non vengono notati o che non sono pienamente compresi.
Nel 1997 William Tiller, ancora professore all’università di Stanford nel dipartimento di Scienza della materia e ingegneria, decise di fare un esperimento per vedere se l’intenzione umana potesse essere “ingabbiata” e poi usata per influenzare un processo chimico.
Per fare questo utilizzò una semplice “scatola nera“, dalle dimensioni di un telecomando, e dotata di una memoria di sola lettura programmabile e cancellabile elettricamente. Il suo esperimento si sarebbe basato sulla presupposizione che i pensieri potessero essere “imprigionati” in un bit di memoria elettronica e in seguito “rilasciati” per influenzare il mondo fisico.
L’obiettivo scelto fu quello di cambiare il pH dell’acqua (la misura di acidità o alcalinità di una soluzione),in quanto rimane all’incirca stabile ed è possibile rilevare anche cambiamenti piccolissimi. Un cambiamento di un’intera unità sulla scala del pH, rappresenterebbe un enorme cambiamento.
Tiller convocò quindi un gruppo di meditatori che, focalizzandosi intensamente sulla scatola nera per quindici minuti, impressero l’intento di cambiare il pH dell’acqua aumentandolo e diminuendolo di un’intera unità.
La scatola nera con l’intento, fu poi avvolta da Tiller in un foglio di alluminio e messa in una gabbia di Faraday (contenitore in grado di isolare l’ambiente interno da un qualunque campo elettrostatico esterno). Tiller preparò anche una scatola nera “di controllo” dove non era stata impressa alcuna intenzione.
Le scatole furono poi spedite in un laboratorio a 2.400 Km. di distanza, senza specificare quale delle due fosse quella “impressa”. Una volta nel laboratorio, fu condotto uno studio utilizzando delle provette piene d’acqua.
L’esperimento ebbe un successo straordinario. Infatti le provette che vennero in contatto con la scatola nera “impressa“, modificarono il pH aumentandolo o diminuendolo di un’unità mentre il pH delle provette che furono esposte alla scatola nera di controllo, rimase invariato.
Tiller riuscì così a dimostrare che l’intenzione può essere “ingabbiata” attraverso lafocalizzazione.
Ognuno di noi più o meno consciamente modella la realtà in cui vive, ma solo pochi attivamente. Come afferma Joe Dispenza, uno dei maggiori esperti sul cervello a livello mondiale: “Il mondo subatomico risponde alla nostra osservazione, ma la persona media perde l’attenzione nell’arco di sei-dieci secondi”. Quando la mente è libera dal rumore e viene a riposare nel silenzio, l’intenzione è focalizzata, coerente, non è dispersa tra pensieri ed emozioni contraddittorie e quindi l’azione diventa chiara ed efficace.
Oggi possiamo dire che la scienza lo dimostra.
fonte:attraversololtre